I rapporto mesoteliomi. L'Avv. Ezio Bonanni è stato il curatore di questo primo rapporto. Il mesotelioma è un tumore che colpisce le sierose (pleura, peritoneo, pericardio e cavità vaginale dei testicoli) ed è causato dall'amianto. Per questi motivi, l'ONA è molto attenta alla necessità della prevenzione primaria. Per questo occorre censire i casi e capire quali sono le attività a rischio. In questo modo, si può calibrare la sorveglianza sanitaria e, soprattutto, provvedere alla bonifica.
Inoltre, il dato epidemiologico è molto importante per la tutela legale. Sia per attivare l'indennizzo INAIL, che prevede anche le prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto, sia per l'azione di risarcimento dei danni. Infatti, la tutela legale è una delle attività importanti dell'associazione. Nel tempo, poi, sono stati attivati diversi presidi. Inoltre, è stato redatto e presentato, nel 2017, anche il II rapporto mesotelioma di ONA APS.
L’Osservatorio Nazionale Amianto (15/122015) ha presentato il I Rapporto Mesoteliomi, riportando i dati in possesso dell’associazione incrociati con quelli dell’INAIL. L'Avv. Ezio Bonanni, nella corso della presentazione, ha riepilogato tutti i dati relativi all'incidenza del mesotelioma nei diversi settori merceologici e gli ultimi risultati della ricerca scientifica.
Il mesotelioma è però solo la punta dell'iceberg delle patologie asbesto correlate: l'INAIL ha raccolto le malattie amianto professionali in 3 liste (Liste INAIL malattie professionali). Solo in Italia sono più di 6.000 coloro che hanno perso la vita nel 2019. Nel 2020, anche a causa del Covid-19, abbiamo assistito ad un aumento dei casi di decesso. Infatti, il Covid attecchisce particolarmente nei soggetti fragili e colpisce gli stessi organi lesi dalle fibre.
Infatti, oltre al mesotelioma, occorre tener conto anche delle altre malattie asbesto correlate (tumore polmonare, tumori delle vie aeree e del tratto gastrointestinale e alle ovaie; asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici e loro complicanze cardiocircolatorie). Un costo altissimo in termini non solo di spesa sanitaria, per prestazioni previdenziali e assistenziali e per minori giornate lavorative, ma anche in termini di ripercussioni sociali: un costo umano inaccettabile, per la sacralità della vita.
Questa drammatica situazione e condizione di tutti i cittadini (più di 60.000.000 di persone) non può essere considerata circoscritta e limitata ai soli nuovi casi di diagnosi di patologie asbesto correlate. Ciò perché, in Italia, ci sono ancora più di 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui più di 34 milioni in matrice compatta e il resto in matrice friabile. Questi sono distribuiti in più di 40mila siti e in più di un 1 milione di micrositi.
Tra questi, l’amianto continua a ridursi allo stato pulverulento, disperdendo le sue polveri e le sue fibre. In più, c'è tutta l'emergenza legata agli acquedotti, ancora in larga parte costituiti di fatiscenti strutture in cemento amianto. Questi, oltre a perdere circa il 40% dell’acqua, contaminano quella residua, con fibre di amianto che vengono quindi ingerite, e provocano danni alla salute. In più, nel 2018, l'Avv. Ezio Bonanni ha posto in risalto la lesività delle fibre di amianto anche ingerite, ed ha raccolto i più ampi dati epidemiologici nella prima edizione de "Il libro bianco delle morti di amianto in Italia - Ed.2022".
A più di 20 anni dall’entrata in vigore della legge 257, avvenuta nel 1992, soltanto meno di 500mila tonnellate di materiali contenenti amianto sono stati bonificati, e la rimanente grande parte continua e continuerà a contaminare il territorio e l’ambiente, e a determinare nuove esposizioni, nuove patologie, nuovi lutti e tragedie.
In Italia tutte le politiche del Governo e delle Agenzie Pubbliche, tra cui l’INAIL, approcciano il problema amianto solo sotto l’aspetto indennitario, e quindi intervengono quando la patologia è conclamata, spesso per negarne il nesso causale e costringendo le vittime ad una lunga trafila, sia in sede amministrativa che eventualmente anche in sede giudiziaria, per potersi vedere riconosciuta l’origine professionale della patologia, una trafila talmente lunga che spesso il decesso precede il riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali.
Tutti ormai concordano sul fatto che occorra evitare ogni forma di esposizione e ingestione delle fibre di amianto come unico strumento veramente efficace per evitare le future patologie e i futuri decessi. Inoltre, è necessario un potenziamento degli strumenti della ricerca scientifica, al fine di costituire ulteriori strumenti terapeutici. In questo modo, si otterrebbe un miglioramento della prognosi, ovvero in possibilità di guarigione, o un maggior periodo di sopravvivenza e migliore qualità della vita. Anche l’approccio epidemiologico, cioè la prevenzione terziaria, che si nutre anche della tutela giuridica ha un ruolo centrale. Ci riferiamo al riconoscimento delle prestazioni previdenziali, risarcimento dei pregiudizi patrimoniali e non patrimoniali anche dei familiari, interdizione e repressione delle condotte pericolose e dannose.
Infatti, quello che potrebbe essere un macabro conteggio delle patologie e delle vittime, potrebbe, invece, costituire lo strumento per verificare quali siano le attività ed i luoghi in cui vi è stata una maggiore esposizione a polveri e fibre di amianto. Quindi, per adottare quegli strumenti di prevenzione primaria e secondaria con la graduazione della sorveglianza sanitaria, con presidi diagnostici proporzionali al rischio.
Le tesi dell'ONA e dell'Avv. Ezio Bonanni sono state, inoltre, confermate nell'ultima revisione del Consensus Report di Helsinki.
Le patologie asbesto correlate sono lungo - latenti.
Il mesotelioma può manifestarsi anche a distanza di 40-50 anni dalla prima esposizione alle polveri e fibre di amianto. Il periodo di più intenso utilizzo è stato quello dagli anni Sessanta fino all’inizio degli anni Novanta. Il picco delle malattie da amianto è previsto a partire dal 2020, con un andamento costante fino al 2030. Ciò a causa delle circa 40 milioni di tonnellate di amianto, ancora oggi, diffuse nel territorio e spesso lasciati in condizioni di degrado.
Le importazioni italiane di amianto grezzo sono state sempre superiori a 50mila tonnellate/anno fino al 1991. Sono, poi, proseguite anche dopo la messa al bando del minerale fino ai tempi più recenti, come già dimostrato dall’Osservatorio Nazionale Amianto.
Tutte condizioni che, nella totale assenza di validi strumenti di prevenzione primaria e di efficace prevenzione tecnica, hanno innescato una vera e propria epidemia di patologie asbesto correlate. Tra le tante troviamo circa 1.500 casi di mesotelioma e ulteriori 3.000 casi di tumore polmonare riconducibili alle esposizioni. Vi sono, inoltre, ulteriori patologie, con un bilancio non inferiore a circa 6.000 decessi ogni anno.
Il trend del numero dei nuovi casi di mesotelioma si presenta in Italia in costante aumento, e ciò lo sarà anche per gli anni successivi. L'ONA ha censito 20.629 casi per il periodo 1993-2011, tenendo presenti anche i dati del IV Rapporto mesoteliomi, reso pubblico dall'Inail nel 2012.
L’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, grazie alle segnalazioni ricevute, alle rilevazioni delle sedi territoriali e del gruppo di lavoro del Dipartimento Ricerca e Cura del Mesotelioma, e all’incrocio di tutti i dati, ha formulato una stima di 4.560 mesoteliomi per il periodo dal 1 gennaio 2009 al 31 dicembre 2011, che ha ripartito in 1.480 casi per l’anno 2009, 1.520 per il 2010 e 1.560 per il 2011.
Soffermandoci sui casi di mesotelioma per l’anno 2011, all’Associazione risulta che siano ripartibili in circa 1.100 uomini e 460 donne, in misura prevalente per Mesotelioma Pleurico nella misura di circa il 95% per gli uomini ed il 90% per le donne.
Negli uomini il 40% dei casi si è manifestato tra i 65 ed i 74 anni. Invece, il 40% dei casi femminili, concentra la manifestazione del mesotelioma nella fascia di età compresa fra i 75 ed gli 84 anni. Ciò, perché si presume che le esposizioni femminili siano state di minore intensità e, quindi, con maggiori tempi di latenza. Il mesotelioma presuppone sempre l’esposizione ad amianto, salvo rari casi, ed è di origine professionale per il 90% dei casi per gli uomini e circa il 50% per le donne. Per il resto, l’esposizione è ignota, e, tuttavia, non è da escludere che ci siano dei settori nei quali le esposizioni di amianto, nonostante non siano conosciute, si siano comunque verificate.
Le rilevazioni dell’Associazione hanno permesso di avere contezza del fatto che per almeno il 15,2% dei casi di mesotelioma, l’esposizione professionale è riconducibile alle attività lavorative nel settore edile. Poi, più dell’8,3% nel settore dell’industria metalmeccanica, e quasi il 7% nell’industria tessile e ancora un 7% nella cantieristica navale. Il comparto Difesa, con più di 620 casi rappresenta il 4,1% del totale dei mesoteliomi insorti in seguito alle esposizioni professionali. È preoccupante anche il numero dei casi di mesotelioma registrati nel settore della scuola (63). Soprattutto, per gli utenti e, cioè, l’intera popolazione e sull’inadempimento degli organi e apparati dello Stato in tema di prevenzione e tutela della salute pubblica.
Per calcolare l'impatto dell'esposizione all'amianto sulla popolazione, è opportuno però tenere conto anche delle altre patologie riconducibili all'asbesto. In primis i decessi per tumore al polmone, non inferiori a 3mila l'anno, a cui devono essere sommati i tumori della laringe, delle alte vie aeree, del tratto gastrointestinale, e quelli dell'ovaio. Vi sono poi altri tumori rispetto ai quali vi sono ancora pochi studi, come i tumori biliari e ai reni.
Poi vi sono poi le patologie fibrotiche come le placche pleuriche e gli ispessimenti pleurici e asbestosi, e le complicazioni cardiache e cardiocircolatorie. La cancerogenicità dell'amianto è stata confermata anche dallo IARC nella sua ultima monografia.
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